Carlo Barbieri e l’agopuntura
"Carlo Barbieri e l’agopuntura" pubblicato il 20 dicembre 2021 su "Lifecoach - una guida per il tuo successo", blog a cura di Mario Furlan
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Lunedì 20 dicembre 2021 il Dott. Carlo Barbieri è stato ospite di Mario Furlan e hanno parlato di Vaccini in relazione all'approccio della Medicina Tradizionale Cinese.
Ecco qualche scorcio degli argomenti che sono stati trattati.
Come si pone lei, dottor Carlo Barbieri, medico che pratica la Medicina Alternativa e più specificamente la Medicina Tradizionale Cinese nei confronti della campagna di vaccinazione ?
Le premetto che non mi considero un medico alternativo ma un medico che conosce e pratica due modelli di medicina diversi e sceglie tra questi quello che ritiene più efficace e con minori effetti collaterali in relazione al tipo di disturbo da trattare.
(...) i primi esempi di vaccinazione o variolizzazione come viene chiamata questa pratica, si sono sviluppati attorno al X secolo in Cina. Erano metodi per prevenire il vaiolo e consistevano nell’inalazione da parte del soggetto da vaccinare, di una polvere ottenuta dalle croste di un malato. (...)
Allora Lei è favorevole alla vaccinazione?
Certamente. Capisco alcune istanze no-vax come quella che ritiene la vaccinazione un business per le aziende farmaceutiche (...)
“Più della metà dei saggi scientifici di argomento medico potrebbe essere semplicemente falsa”, scrisse nel 2015 Richard Harton direttore della rivista “The Lancet”, bibbia della medicina. (...)
Quindi anche Lei, Dott. Carlo Barbieri, è un sostenitore della “medicina basata sulle evidenze”?
La medicina basata sulle evidenze (EBM, Evidence-Based Medicine) è definita come “l’uso esplicito e coscienzioso delle migliori prove scientifiche nel prendere decisioni nella pratica medica”. Il punto è che la medicina non fa parte delle “Scienze esatte” come la fisica, la biologia o l’astronomia, le variabili in gioco sono troppe e le ricerche escludono sempre la psiche pur cosi importante nello sviluppo e nel decorso delle malattie al massimo considerandola come un effetto placebo.
Se la medicina non è una scienza esatta, in che modo possiamo definire la salute e la malattia?
Oggi il criterio adottato è statistico: sana è la persona “normale” cioè quella che ha tutti i valori di laboratorio e i dati clinici rientranti nella maggior frequenza statistica. Ma possiamo accontentarci di questo? (...)
A riprova di come la medicina stia cercando altre risposte ce lo fornisce un editoriale del Lancet del 2009 che riprende un lavoro pubblicato molti anni prima da George Canguilhem, (...) necessità di integrare il concetto di salute visto non solo come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale” ma di estenderlo ad altre due dimensioni. La prima riguarda la biodiversità: (...) La seconda dimensione si spinge fino al regno inanimato (...)
Questo è un approccio estremamente attuale.
(...) Lo stato in salute non deve essere definito dalla medicina ma dalla persona stessa in accordo con il suo sentire e i suoi bisogni funzionali. Il ruolo del medico è quello di aiutarla a interpretarli e a correggerli (...)
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