Coronavirus: Protezione oltre la mascherina
La protezione dalle malattie comincia dentro di noi
È ormai un dato di fatto: la pandemia da Covid19 è un’emergenza planetaria che oltre a mettere a rischio le nostre vite e l’economia di tutto il mondo sta cambiando le abitudini e la vita di ognuno di noi.
Aspettando lo sviluppo di una terapia o di un vaccino efficace contro il Sars-CoV-2, tutti abbiamo attivato forme di difesa “sociali” con l’intento di limitarne la diffusione: restiamo a casa, e pratichiamo il distanziamento sociale, ci laviamo le mani, usiamo la mascherina.
Dovremmo anche cercare di capire, però, che cosa possiamo fare individualmente. Come in ogni forma virale, è chiaro che non tutti quelli che entrano in contatto con questo virus si ammalano allo stesso modo: alcuni sono infettati e al massimo sviluppano un raffreddore, una sindrome influenzale o più raramente una polmonite interstiziale che evolve in una grave insufficienza respiratoria.
Esiste un continuo conflitto tra la virulenza del microrganismo (l’intrinseca capacità di attaccarsi e penetrare nelle nostre cellule, sopravvivere, moltiplicarsi eludendo le difese immunitarie) e la nostra capacità di sviluppare una difesa efficace attraverso il sistema immunitario.
Il dibattito: germe o terreno?
Le modalità con cui una malattia diffonde in un organismo è stato un argomento dibattuto per molti secoli in ambito medico.
Il fatto che un microrganismo, un virus o un batterio possa essere innocuo per alcune persone mentre in altri casi possa sviluppare patologie mortali ha sempre fatto riflettere il mondo scientifico.
Nel corso del tempo si sono confrontate molte tesi. Si è passati da una concezione di totale casualità all’idea che l’ospite svolga un ruolo fondamentale nel creare un ambiente ostile per la proliferazione dell’agente patogeno.
Il punto più alto di questo dibattito risale ad un paio di secoli fa ed è il frutto dell’antagonismo tra due brillanti scienziati francesi: Louis Pasteur (chimico e microbiologo) e Claude Bernard (fisiologo).
Il primo attribuiva ai germi le cause delle malattie (il germe è tutto), il secondo sosteneva che i germi fossero presenti ovunque, sia all’interno del nostro corpo che nell’ambiente circostante.
La possibilità di sviluppare una malattia non dipende, secondo la sua teoria, dall’attività dei germi ma dall’ambiente interno, dal “milieu interiéure” dell’individuo. Un terreno sano impedirà la crescita di microrganismi patogeni; un terreno indebolito, invece, aprirà le porte a infezioni.
Per Bernard fisiologia e patologia non si occupano di processi di natura diversa, per cui salute e malattia non sono condizioni ontologicamente separabili.
In una persona sana i parametri biochimici e le attività cellulari sono mantenute dinamicamente stabili da meccanismi regolatori selezionatisi nel corso dell'evoluzione: questi consentono all'organismo di condurre una vita "libera e indipendente".
Le malattie insorgono come risposte a stimoli nocivi, che producono deviazioni nei processi adattivi dell’organismo.
Tra le due visioni contrapposte fu quella di Pasteur che fece presa nel mondo scientifico. Da allora la scienza si è occupata di sviluppare vaccini e antibiotici relegando nell’ombra Bernard e la teoria del terreno.
Oggi l’idea del “terreno” è stata in qualche modo riesumata, ha assunto nomi diversi, e si è arricchita di molti elementi.
Si usano termini che comprendono ogni forma di attività, per esempio “stile di vita”, messo in relazione allo sviluppo di malattie come diabete, tumori e patologie cardio-circolatorie.
La recente scoperta che il 90% delle cellule che compongono il nostro corpo non ha il nostro DNA ma è formato da batteri, virus, funghi ha riportato la palla nel campo di Bernard: l'agente patogeno, il germe, è sempre importante ma “le mosche non arrivano se la pattumiera non rimane aperta”.
Un aiuto a comprendere come le infinite variabili individuali che costituiscono lo “stile di vita” possano essere collegate tra loro e portare allo sviluppo di varie patologie arriva dalla Medicina Classica Cinese, che offre un affresco di straordinaria correlazione e interpretazione tra caratteristiche psichiche, ereditarietà individuale, ambiente, alimentazione e resistenza alle malattie.
COME OTTENERE IL MIGLIOR “TERRENO”
Sviluppare un terreno sano non significa solo che saremo in grado di difenderci dall’attacco virale con un sistema immunitario più efficace, estremamente utile in quest'epoca di pandemia, ma anche che inseguiamo uno stato di salute per sentirci sempre al meglio.
Molti suggerimenti che ho inserito riguardano quest’idea di perseguire una buona forma fisica tenendo particolarmente in considerazione una buona salute delle vie respiratorie
Cose da fare:
- Ridurre al minimo il consumo di zuccheri.
Gli zuccheri semplici, onnipresenti negli alimenti trasformati industrialmente, creano uno stress ossidativo-infiammatorio che indebolisce l’attività antimicrobica dei linfociti e delle altre cellule immunitarie, riducendone la funzionalità.
- Assumere cereali integrali e legumi
Sono invece utili gli zuccheri complessi, presenti nei cereali integrali e nei legumi, alimenti tra l’altro ricchi di vitamine, minerali, oligo-elementi, tutti importanti co-fattori degli enzimi coinvolti nella risposta immunitaria, e di fibre, il nutriente preferito dai buoni batteri intestinali.
Anche un eccesso di grassi saturi presenti in abbondanza nelle carni bovine, vitello, maiale, agnello, deprime l’attività delle cellule immunitarie, aumentando il rischio d’infezioni.
Ridurre al minimo i cibi confezionati, i prodotti da forno, le fritture industriali e i prodotti del fast food, tutte fonti di oli vegetali raffinati, che riducono la funzionalità delle cellule immunitarie.
- Aumentare l’assunzione di fibra
Assumere con regolarità alimenti che apportino una buona quantità di fibra, utili per nutrire i nostri batteri intestinali buoni; in modo particolare, quelli che contengono Inulina, come asparagi, cicoria, carciofi, cipolla, aglio, porri, pomodori.
Ricordiamoci sempre che dobbiamo nutrire e accudire anche la miriade di batteri che ci compongono, perciò tutti i giorni cerchiamo di assumere cibi fermentati come yogurt, kefir, sottaceti, crauti, tempeh, miso, lievito madre, umeboshi, aceto, birra e vino (un bicchiere a cena).
- Ridurre l’assunzione di glutine e caseina.
Il 70% del sistema immunitario è localizzato nell’intestino. Glutine e caseina sono sempre irritanti per l’intestino, ne causano un’infiammazione che ne aumenta la porosità con conseguente iperattivazione del sistema immunitario. Per questo motivo è meglio utilizzare cereali privi di glutine (riso, quinoa, miglio, grano saraceno, avena, amaranto) ed evitare i latticini prodotti con il latte vaccino, sostituendoli con quello proveniente da capre o pecore.
- Ridurre lo stress ossidativo.
Consumare più frutta e verdure fresche, spezie ed erbe aromatiche, ricche in vitamine, oligoelementi e antiossidanti, fornisce al nostro sistema immunitario i co-fattori indispensabili per funzionare al meglio.
- Bere acqua calda
Secondo la Medicina Cinese è preferibile bere acqua calda rispetto alla fredda ed evitare cibi crudi, per ridurre la produzione di catarro e non caricare lo stomaco di un lavoro in eccesso.
- Meditare oppure fare quotidianamente esercizi di respirazione profonda.
Ormai è certo che la meditazione è estremamente utile per gestire le situazioni di stress. Anche solo respirare per alcuni minuti mantenendo l’ispirazione per 5 secondi e l’espirazione per altri 5 serve a stimolare l’attività del nervo vago.
In questo modo rallentiamo l’attività della componente simpatica del nostro sistema nervoso autonomo.
L’eccesso di attività simpatica che accompagna le nostre giornate è responsabile dell’aumento dell’ormone cortisolo che ha un’azione inibente sul sistema immunitario.
Cose da evitare:
- Digiuno prolungato
- Attività fisica intensa.
Entrambe queste situazioni spingono al limite il nostro metabolismo, di conseguenza fino a quando non riprendiamo un equilibrio risultiamo più vulnerabili.
- Fumo
Non fumare, escludendo così l’assunzione di sostanze tossiche e cancerogene inalate, poiché l’effetto dannoso è la paralisi delle cellule ciliate che in situazioni normali aiutano a ripulire da batteri, virus e particelle inquinanti le vie respiratorie.
INTEGRATORI
Personalmente ritengo che se una persona segue un’alimentazione ben bilanciata, l’utilizzo degli integratori risulta quantomeno inutile.
Esistono tuttavia alcuni integratori che si possono suggerire per la loro attività antiossidante, che si traduce in una maggior efficacia del nostro sistema immunitario. In questo momento possono essere utili.
Vitamina C da frutta e verdura oppure sintetica.
Inutile esagerare con la vitamina C, in quanto se assunta in eccesso e semplicemente espulsa con l’urina.
Meglio assumerla con la dieta, altrimenti si può integrare con 1gr al dì in 2 somministrazioni da 500 mg.
Nac (N-acetilcisteina) che ha dimostrato in alcuni studi ben documentati di avere proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e di contrasto all’invecchiamento cellulare e di risultare un presidio utile contro i virus influenzali e le malattie polmonari croniche.
Zinco, un nutriente essenziale per l’uomo: partecipa al funzionamento di oltre 300 enzimi molti dei quali legati all’attività del sistema immunitario. Secondo alcuni studi la sua carenza è associata a una maggiore vulnerabilità alle infezioni.
Vitamina D.
Diverso è il discorso della Vitamina D, un importante ormone che regola il corretto funzionamento del sistema immunitario poiché lo attiva contro germi patogeni e, al contempo, contrasta l’eccessiva risposta infiammatoria.
La quantità di vit. D presente nel nostro corpo può essere misurata con un semplice esame del sangue
ERBE
Si può utilizzare il geranio del Sud Africa (Pelargonium sidoides), un fitofarmaco registrato che si è rivelato utile sia nella prevenzione che nella terapia di bronchiti acute di origine virale. 1 compressa al dì come prevenzione, 3 al dì nelle forme attive).
Anche Il Sambuco ha dimostrato un'efficacia antivirale per il suo contenuto di flavonoidi, sia come estratto che come bevanda. Si può assumere dai 30 ai 50 ml di succo o 300 mg di estratto al giorno.
MEDICINA CLASSICA CINESE
La Medicina Classica Cinese ovviamente non interpreta questa malattia con l'approccio micro-biologico-molecolare occidentale.
La visione cinese del corpo umano è quella di un continuo flusso di energie (Qi) che si radicano negli organi ai quali danno sia la possibilità di sviluppare una attività chimico-metabolica fondamentale per la vita sia di custodire emozioni, lo forniscono cioè di un contenuto psichico.
Queste energie che definiscono la nostra vita rappresentano un microcosmo che segue le stesse regole del macrocosmo che ci circonda: entrambi rispettano le stesse leggi della Natura.
Ci sono delle epoche in cui si verificano forti alterazioni climatiche o dell’ambiente circostante. Quando questo accade il corpo è aggredito da energie che ne alterano l’equilibrio, causando una malattia.
Non c'è dubbio che anche il cambiamento climatico possa essere coinvolto in questa pandemia, visto che abbiamo avuto un inverno straordinariamente caldo e secco con venti frequenti e violenti.
Per la patogenesi cinese il polmone soffre il clima secco, che lo rende più soggetto a malattie legate allo sviluppo di calore (febbre).
Se il corpo umano è indebolito, questi fattori patologici penetreranno nel corpo, portando facilmente allo sviluppo di malattie febbrili. Cattive abitudini alimentari e igieniche, eccesso di attività mentale, fisica o sessuale ma anche la loro totale assenza conducono a una rottura della profonda armonia che lega l’individuo con l’ambiente in cui vive (relazione tra microcosmo e macrocosmo) e favoriscono una diminuzione dell’energia difensiva, che per la medicina cinese è la prima difesa dei polmoni.
Nel Huangdi Neijing (il più importante testo classico di Medicina interna risalente ad almeno il 6 secolo A.C.) si spiega come "l'attacco del vento causa un disequilibrio nell’energia difensiva, facilitando l’invasione di altri fattori patogeni."
Sempre nello stesso testo sono descritte due strategie utili per limitare un'epidemia.
Da un lato mantenere e migliorare il Qi (energia) del proprio organismo con una dieta appropriata alla stagione e alle proprie caratteristiche fisiche, assumendo dei decotti di erbe che possano contrastare l’aggressione delle “energie perverse” e praticando delle ginnastiche respiratorie come il Qigong che aiutano il nostro Qi a fluire regolarmente, senza ostacoli, dall’altro evitare la fonte di contagio.
La terapia della Medicina Tradizionale non si concentra sulla rimozione diretta del virus ma sul ripristino dell’armonia interna del corpo, in modo che l’organismo sia capace di rendere innocuo l’agente patogeno e quindi liberarsene.
Quando l’armonia sarà ripristinata, i sintomi saranno più lievi e scompariranno gradualmente, perciò la malattia sarà trattata e il paziente ritornerà in salute.
Durante l’inizio della pandemia, in Cina, su pazienti affetti da Coronavirus, sono stati utilizzati sia decotti di erbe sia l’agopuntura per stimolare il sistema immunitario e combattere il virus.
In questo sito si possono cercare alcuni studi sulla loro efficacia:
https://www.researchgate.net/publication/339742251_COVID-19_Coronavirus_Disease-19_Traditional_Chinese_Medicine_including_Acupuncture_for_Alleviation_-_A_Report_from_Wuhan_Hubei_Province_in_China
Anche la pratica di Qigong, Tai-chi e Yoga sono utili per diminuire la componente di stress, stimolare le difese immunitarie e ventilare i polmoni, facendo partecipare il maggior numero di alveoli alla respirazione.
In questi video si vede la pratica di queste discipline negli ospedali di Wuhan durante le fasi acute dell’epidemia virale
Per gli amanti dell’astrologia Cinese ricordo che il 2020 è l’anno del topo metallo Yang.
Il metallo è legato, secondo il pensiero associativo cinese ben interpretato da Joseph Needham nella sua monumentale opera Scienza e Civiltà in Cina, al polmone.
Perciò il 2020 è un anno legato alla facilità di sviluppare calore (yang) nel polmone.
IN CONCLUSIONE
È interessante notare come sia la medicina Occidentale sia la tradizionale Cinese si incontrino, pur usando linguaggi totalmente diversi, sull’importanza di affrontare la complessità del rapporto che lega la salute alla malattia in un quadro che non si limita ad individuare l’agente patogeno come causa di malattia.
Accettare la complessità e capire come tutto ciò che esiste è in relazione, questa è la vera sfida, come disse Albert Einstein: “un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo ‘universo’, una parte limitata nel tempo e nello spazio”.